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Come gia scritto nel precedente post dedicato alla giornata-evento GTI al Circuito di Sarno, eccomi qui a raccontare le sensazioni che la Golf GTI VI mi ha lasciato.
Entrare nell’abitacolo ovviamente ha dato una sensazione di familiarità, essendo questo una evoluzione e non una rivoluzione dei canoni ergonomici della MK V. La strumentazione sembra più moderna: perde la colorazione blu degli indicatori a favore di un più sobrio bianco. Piccola nota a sfavore: il tachimetro purtroppo non ha più il fondoscala a 300 Km/h, bensì a 280. Peccato: sarà di sicuro più realistico, ma perde quel fascino di dettaglio da supercar che aveva la precedente generazione. Per il resto i comandi sono tutti al posto giusto, rielaborati nella forma ma non nella sostanza: solidi e piacevoli al tatto come sempre.
Lo sterzo risulta più moderno e bello da vedere: molto più hi-tech della versione precedente e con un rivestimento in pelle lievemente più ruvido. L’ergonomia e le possibilità di regolazione rimangono comunque quelle di sempre.
Una splendida sorpresa: i sedili sportivi in pelle hanno finalmente le regolazioni elettriche (mutuate da casa Audi).

Ma eccoci alla parte clou della prova: 3 giri in pista!
Da subito la guida risulta familiare e simile alla MK V: risposte dirette e sincere dallo sterzo, acceleratore “collegato col cervello” e buon feeling con i freni (sembrano lievemente migliorati nella risposta iniziale).
Le vetture in prova erano dotate del cambio DSG (a mio modesto parere un componente indispensabile su una GTI, sia 5^ che 6^ serie): sempre la stessa reattività e velocità di cambiata del precedente modello (in pratica è esattamente lo stesso).
Il motore risponde fin da subito con la solita pastosità a partire dai bassi regimi: spinge sensibilmente gia dai 2.200 giri e sale progressivamente fino al limitatore; comunque meglio cambiare intorno ai 5.700 giri: oltre si sente sempre un pò di “muro”. I 10 CV in più a dire il vero non si notano nemmeno in pista (dove è possibile dar libero sfogo al piede destro…). In realtà forse la coppia più bassa dovrebbe rendere la guida più appagante sulle strade aperte al traffico.
In pratica il comportamento del propulsore rispecchia quello della precedente generazione (a parte qualche dettaglio di elettronica è esattamente lo stesso): ampio range di utilizzo, ottima spinta tra i 3.500/4.000 giri fino ai 5.000/6.000, nessun turbo-lag, grande linearità e grinta. Quello che si nota è la voce di questa nuova GTI: gia la MK V appagava ai regimi medio-alti con un sound roco e profondo, ma questa evoluzione fa un pochino meglio, caratterizzando il suono dei doppi scarichi ancora maggiormente. Come “effetto speciale” i caratteristici e coreografici scoppi dalla marmitta ora si sentono più spesso, soprattutto in cambiata, a tutti i regimi.
Il feeling di guida della nuova GTI è migliorato davvero tanto. Le modifiche all’assetto (una ventina di mm tolti avanti e dietro), gli ammortizzatori più rigidi (regolabili su 3 settaggi: normal, comfort e sport) e soprattutto il nuovo differenziale elettronico XDS (funzionante tramite il circuito dell’ESP), rendono questa pepatissima hot hatch ancora più appagante e precisa in curva. Làddove la MK V tendeva a sottosterzare, la 6^ generazione di Golf GTI rimane puntata con il muso. Tra i cordoli è una vera goduria, con reazioni sempre prevedibili e un feeling allo sterzo ancora migliore della vecchia (sia fa per dire…) versione. Il limite delle gomme ora si sente un pò più tardi rispetto alla MK V e l’impressione migliore è che quando proprio deve partire, lo fa in maniera graduale, su tutti e 4 gli assi e in misura minore rispetto a prima. Il limite è davvero altissimo, considerando che la prova si è svolta con gli pneumatici di primo equipaggiamento (anche se c’è da dire che l’asfalto della pista di Sarno è ben gommato ed ha un’ottima tenuta). Anche quando il muso va per la tangente (cosa che è “genetica” per una “tutto-avanti” con più di 200 CV…), basta alleggerire l’acceleratore per riportare la direzione verso il punto di corda, anche nelle entrate in curva stile assassino.
L’assetto più rigido ha migliorato qualcosa di gia ottimo.
Il retrotreno rimane quello di sempre: interpretando le sensazioni provenienti dal fondoschiena, parte nel modo giusto (anche con tutti i controlli elettronici attivi) e fa chiudere meglio le triettorie.
E’ stato bello riuscire a “sentire” l’intervento del differenziale elettronico XDS, che aiuta a chiudere soprattutto le curve più strette. In generale si accelera prima e con più naturalezza rispetto alla Golf GTI MK V, che tendeva ad allargare dove la MK VI rimane incollata all’asfalto.
Un piccolo difetto (se così lo vogliamo definire) rimane sulla nuova GTI: continua ad essere lievemente instabile nelle frenate “toste” ad alta velocità. Il retrotreno si scompone sempre un pò, ma rimane in ogni caso nei limiti di controllo e sicurezza. D’altronde è una caratteristica che, se ben sfruttata, rende la guida più redditizia e divertente.

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In conclusione la nuova Golf GTI rimane la splendida, ottima, completa auto sportiva di sempre: maneggevole, solida, curatissimae con un bel motore. La Volkswagen evidentemente punta molto su questo modello, che rimane una pietra di paragone per tutte le altre case automobilistiche.
La qualità percepita è quella a cui il gruppo VW ci sta abituando da anni e il carattere sportivo della GTI emerge alla grande in ogni circostanza: sì… anche se bisogna accompagnare i bimbi a scuola…:) La Golf GTI rimane un esempio da seguire per appagamento di guida, praticità, stile, qualità. E quando c’è da dare gas nei track days è sempre pronta a regalare soddisfazioni.

Un grazie al collaudatore Volkswagen (purtroppo non ricordo il nome: è quello coi tatuaggi, mi ha detto che ha corso in DTM, F 3000 e Mondiale GT… non so se mi spiego…) che dopo la mia prova mi ha fatto vedere davvero come si guida (… alla staccata del tornante dopo la chicane ho sentito gli occhi schizzare fuori dal cranio…) e mi ha mostrato quali sono i reali limiti della GTI. E delle leggi della fisica.

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